Con il terzo numero, co-curato insieme al gruppo indipendente cipriota Urban Gorillas, Garibaldi approda a una nuova tappa nelle sue navigazioni dell’oceano indipendente: l’isola. Topos dell’indipendenza, il tema dell’isola viene esplorato sia come luogo fisico sia come costruzione simbolica: limite e allo stesso tempo potenzialità, nella nozione d’insularità si confrontano, come in una matrioska di realtà, istanze che dialogano e a volte si scontrano, offrendo declinazioni sempre nuove d’indipendenza. Seguendo quindi percorsi che – dalla Sicilia a Cipro, da Israele al Mediterraneo fino ai luoghi dell’immaginario – attraversano architettura, arti visive e letteratura, Garibaldi traccia in questa occasione un isolario possibile.
a cura di Simone Ciglia, Elena Motisi, Urban GorillasSe si percorre l’autostrada che corre lungo la costa israeliana, l’occhio può essere tratto in inganno e venire distratto dai panorami bucolici che costeggiano il mare, rischiando così che il paesaggio culturale e le conflittuali narrative storiche del luogo – caratterizzato dalla frammentazione, dalla polarizzazione e dalla pluralità -, passino inosservati.
Che cosa significa per voi la qualifica di “indipendente”? Perché vi ritenete tali? Come si struttura il vostro gruppo di lavoro?
Alcune e-mail scambiate nel corso della settimana hanno animato una discussione tra il museologo Despo Pasia e il docente di architettura Yiorgos Hadjichristou.
L’isola è un luogo letterario che siamo abituati a pensare come esotico. I racconti che si svolgono su un’isola sono migliaia, non c’è un contesto più facile per lo sviluppo di una storia. L’individuazione dell’isola e il raggiungimento e l’allontanamento da essa sono i punti di svolta di molte narrative.