Sulla scia della grande mostra da poco conclusa al MAXXI, il primo numero di Garibaldi è dedicato a Istanbul. La scena indipendente che anima questo nuovo epicentro della contemporaneità viene sondata attraverso voci e prospettive molteplici: immagini, parole, narrazioni si rincorrono nell’indice della rivista come in un immaginario attraversamento urbano, restituendo i pensieri di una comunità resistente. Partendo quindi da una panoramica che intreccia lo sguardo storico allo scenario geopolitico, IndieSTANBUL scandaglia alcuni dei temi che caratterizzano il “sottotesto” della città: arte, architettura, satira, letteratura ed editoria.
a cura di Elena Motisi e Simone CigliaIn Turchia l’indipendenza, o la libertà di pensiero legata all’indipendenza sociale o intellettuale, è sempre stata subordinata a un valore più alto: quello della laicità dello Stato. Essere quindi indipendenti e contemporaneamente contro i princìpi fondanti della Repubblica di Turchia – quelli espressi nelle linee guida del kemalismo – voleva dire, bene che andava, l’incarcerazione o semplicemente l’esclusione dalla vita pubblica…
Forse potremmo iniziare da un’immagine. È l’immagine di una casa: una casa piuttosto comune per la verità, che non sembra mostrare i segni di un tempo o un luogo specifico. La casa possiede però una particolarità che la rende memorabile agli occhi di chi la osserva: si eleva solitaria su una porzione di suolo pari alle sue dimensioni, quasi un’isola su un mare di terra, mentre tutt’intorno la superficie scavata è percorsa da ruspe e camion…
Nel contesto attuale, caratterizzato da un mondo “dipendente e connesso”, essere indipendenti significa poter esprimere il proprio pensiero e realizzare le proprie idee. Noi dipendiamo dalle istituzioni, dalle persone e dalle organizzazioni, anche se vorremmo che non fosse così. Spesso, però, tessiamo le maglie di questa rete di connessioni senza neppure rendercene conto perché è un meccanismo insito nel sistema attuale. Riteniamo però che esistano dei modelli corretti e stiamo cercando di lavorare sulla base di questo inquadramento…
Una lastra di plastica rinforzata, ricoperta di libri di ogni genere che spaziano da famosi feuilleton a guide fai-da-te – stranamente uno dei generi più in voga in Turchia – è una scena tutt’altro che insolita a Istanbul. L’ammontare dei libri piratati, così come delle copie non ufficiali, è un dato da non sottovalutare. Gran parte delle traduzioni in lingua turca di tali volumi vengono stampate come facsimili in tipografie dislocate nella periferia della città e, per le famiglie della classe media abituate a leggere libri in quantità, questi venditori di libri pirata costituiscono un’importante scappatoia…
All’origine di questo dialogo ci sono due incontri e lo scambio di un dono- il racconto Bir Karpuz Sergisi (La bancarella di cocomeri) del romanziere e poeta turco Sait Faik Abasıyanık (1906-1954).
Le ripercussioni del boom economico sull’arte e l’architettura non sono necessariamente equivalenti se analizzate in rapporto al mercato. L’architettura mainstream, in virtù della natura stessa di tale ambito professionale, si trova inevitabilmente costretta a lavorare gomito a gomito con l’industria edilizia. Nell’ambito di tale processo, alcuni studi di architettura hanno deciso di rinunciare a progetti di gentrificazione controversi quali, ad esempio, i centri commerciali…